La storia del Panathlon Club Parma è quella di un drappello di amici che un giorno di 52 anni fa, era il 20 maggio del 1964, decisero di trovarsi per fondare una sezione, sollecitati dall’onorevole Alberto Ferioli, un reggiano che aveva già creato il Panathlon nella sua città. Era l’inizio del 1964 e Martino Pizzetti con Giorgio Orlandini, allora vice direttore dell’Unione industriali, si riunirono con Ercole Negri, Aldo Pizzigoni, Bruno Lunardi, Carlo Borri, Francesco Frati, Giuseppe Marchi, Mario Pirazzoli, Antonio Poli, Bruno Robuschi, Piero Ugolotti. Presidente venne eletto lo stesso Pizzetti. Fra i soci di oggi c’è sempre un Lunardi, Paolo, noto medico dentista ed appassionato, oltre che praticante, di motori.
Giorgio Orlandini nella Festa per i 50 anni del Panathlon ad ottobre del 2014 al Teatro Farnese ha ricevuto il Premio Fair Play quale riconoscimento ad una persona amante della cultura, dell’arte e dai molteplici interessi. Nel suo curriculum, il Premio Sant’Ilario, 2001 mentre nel 2006 il Club Ex Gialloblù gli assegnò il “Tardini d’oro”, per aver favorito a Parma la rinascita del calcio. Recentemente , con Isa Guastalla e Giancarlo Rastelli alla memoria, ha ricevuto dall’Associazione allievi del liceo Romagnosi, il prestigioso Auristo d’oro.
Fra i primi ospiti, ci furono il giornalista Bruno Raschi e Vittorio Pozzo, il c.t. di due Mondiali vinti nel ’34 e nel ’38. E poi Cavazza, Sirola, l’ex stella arbitrale Bernardi, insomma grandi firme dello sport. Lo stesso Pizzetti con alcuni amici comprò un piccolo podere a Mariano dove vennero costruiti i primi due campi da tennis per i quarantacinque Soci. Quando iniziarono le fondamenta degli spogliatoi e del bar i Soci diventarono duecento. E così nacque il tennis di Mariano grazie all’intraprendenza dei panathleti.
L’inaugurazione del Club avvenne al Circolo di Lettura, divenuto punto di riferimento per la tradizionale Festa degli Auguri, presenti molte autorità nonché il presidente dell’Unione Industriali, Arturo Balestrieri col direttore Juvarra, Mario Bertolini della Camera di Commercio e indimenticabile presidente dell’Arsenal, Baldassarre Molossi, direttore della Gazzetta col capo dello sport, Franco Galliani, il delegato Coni, Antonio Poli, l’industriale Giuseppe Marchi il cui fratello Antonio e la Tanara avrebbero dato vita al grande baseball. L’altro giornale di allora, il Resto del Carlino, era rappresentato da Pier Paolo Mendogni. Subito il via a manifestazioni come “ I Giochi del Ducato” con la fiaccola che partiva dalla Madonna della Cisa, ed arrivava ai Baccanelli su una macchina scoperta accompagnata da altre auto di panathleti. Poi la staffetta dei ragazzi di corsa fino allo Stadio Tardini con ottomila persone sugli spalti.
Da allora il Panathlon ha avuto centinaia di ospiti, ha premiato potenziali campioni, anticipando i tempi. E’ stato copiato in tante iniziative, mantenendo comunque il suo ruolo tradizionale, ligio al fair-play, premiando giovani sportivi che poi sono diventati campioni. Come Arisi, Berti, Bocchia, Cantoni, Farina, Fattori, Fochi, Giovanelli, Rinaldi, Brianti, Vellutini e tanti altri.,
Al vertice presidenti che credono nei valori dell’attività ludica e agonistica e ospiti sempre di rilievo.Fra glii ultimi della serie, l’allora presidente della Rai, Paolo Garimberti e l’onorevole Mario Pescante, vice presidente del Cio e al vertice del comitato per l’Olimpiade a Roma 2020.
Fra le iniziative da ricordare la Mostra dei 100 anni di sport a Parma che, attraverso la documentazione realizzata ,potrebbe dare vita al Museo dello sport di cui ha riparlato recentemente l’assessore Marani. Il materiale depositato dapprima nei magazzini della Grafiche Step è stato poi dato in “custodia” al Comune di Parma previo l’interessamento dello stesso assessore.. Nel libro di Giorgio Gandolfi che accompagnava la manifestazione c’erano centinaia di foto, pochi testi (se si eccettua un commosso ritratto del pugile Marcello Padovani, firmato Bruno Rossi) e tante emozioni. Quelle che lo sport sa regalare. «Lo sport è sfida. Lo sport è speranza. Lo sport è vita», si legge nella prima pagina del volume. Lo sport è emozione. In questo libro, garantiva l’allora direttore della «Gazzetta» Giuliano Molossi nell’introduzione, «c’è un’intera città che vive e soffre vicino ai suoi atleti, che esulta e si commuove. Sfogliandolo, c’è da farsi venire la pelle d’oca».
Dunque, grazie davvero Panathlon per questi 54 anni al servizio dello sport e della città.